Patrimonio storico-culturale
Patrimonio Naturalistico
Patrimonio Immateriale
Patrimonio storico-culturale
- Castello di Geraci (ruderi). Fondato in epoca greco-bizantina, in seguito modificato dai saraceni e dalla Famiglia Ventimiglia, divenne il “Maniero” della Contea. Il castello si presenta oggi allo stato di rudere.
- Torre di Angelmaro. Edificata intorno al 1072 si presenta come un severo e compatto volume alla sommità di un costone roccioso molto distante dal castello. La sua architettura richiama gli analoghi dom jones della Normandia e inghilterra.
- “Bevaio” della Santissima Trinità. Fatto costruire dal Marchese Simone Ventimiglia venne realizzato negli ultimi decenni del Cinquecento dal maestro di origine napoletana Pietro Tozzo. La fontana è costituita da una lunga vasca affiancata da due torrette cuspidate che recano gli emblemi dell’Universitas di Geraci.
- Pietra d’inciampo in ricordo di Liborio Baldanza. Trattasi della prima pietra d’inciampo collocata in Sicilia nel 2019. Ubicata nelle adiacenze della casa natale di Liborio Baldanza, operaio e antifascista, tra gli organizzatori nel 1944 degli scioperi nelle fabbriche lombarde contro i nazisti e fascisti, venne deportato in Germania e morì il 3 aprile 1045 durante la famigerata “marcia della morte”.
- MUSeBArch. Si trova presso il seicentesco Convento dei Padri Cappuccini. Ideato nel 1983 da Vincenzo Piccione e istituito con Delibera del Consiglio Comunale nel 1985, raccoglie e presenta, con criteri scientifici e tecniche espositive di valore didattico, testimonianze e reperti della cultura e della civiltà agro-pastorale e artigiana locali; arti, usi, costumi e tradizioni delle Genti madonite rivivono nei suggestivi ambienti dell’ex Convento dei Padri Cappuccini. Qui sono ricostruiti i cicli del lavoro dei Madoniti, le feste popolari e religiose. Di grande interesse ed attrazione è l’allestimento di ambienti tipici dei pastori di Geraci e delle Madonie.
- Fontane del centro storico. Fontana di piazza del Popolo, di via Vittorio Emanuele, di San Giuliano, di piazza Municipio.
- Chiesa Madre Santa Maria Maggiore. Chiesa di costruzione tardo medievale risalente alla seconda metà del XIV secolo. All’interno spiccano opere del Gaggini e la tela raffigurante Maria Santissima Annuziata, compatrona di Geraci Siculo, di autore ignoto, raffigura la Madonna in ginocchio che riceve la visita dell’angelo Gabriele. Proveniente dalla Chiesa di Santa Maria della Cava, fu prelevata e portata a Geraci nel 1837. Nella cripta sottostante l’altare maggiore è custodito il museo di arte sacra.
- Chiesa Santa Maria La Porta. Costruita nel 1496 è ad unica navata a croce latina, con il soffitto ad affreschi raffiguranti quattro scene bibliche dell’antico testamento. Conserva un affresco bizantino “madonna con bambino”, una madonna marmorea attribuita a Domenico Gagini ed un crocifisso ligneo del XVII secolo portato in processione il 3 maggio.
- Chiesa Sant’Anna al Castello. Prezioso scrigno di arte gotica, già ricordata in documenti del 1240, fu ristrutturata nel 1311 dal Conte Francesco I Ventimiglia. In essa è stato conservato per oltre due secoli il teschio di S. Anna, oggi custodito nel Castello di Castelbuono.
- Chiesa San Giacomo apostolo. Si trova nei pressi del Castello. È ad una navata con due ampie cappelle laterali. Durante i lavori di restauro (1984) sono state rinvenute varie sovrapposizioni. In un pilastro è stato trovato un affresco raffigurante San Biagio benedicente. L’affresco è databile al XIV secolo. Il Santo si staglia sullo sfondo scuro, vivacizzato da un pannello di colore verde profilato di bianco. In alto a destra si intravede una scritta: “S.P.Z.VD. AP. ChIPO.
- Chiesa Madonna della Catena. Del XIV secolo, ad una navata, adiacente la Porta Baciamano. È una delle chiese più antiche di Geraci. Da segnalare, all’interno della chiesa, le mensole lignee trecentesche e una statua lignea di San Rocco del XVII secolo di autore ignoto.
- Chiesa Santi Cosma e Damiano. A nord-ovest del territorio, nella zona denominata San Cusimano, in un’oasi pianeggiante, sorge una piccola cappella dedicata ai santi Cosma e Damiano. La chiesetta è molto antica, come denota il portale goticheggiante. L’unica opera presente nella cappella era una tela del pittore De Galbo rappresentante i due Santi che purtroppo è stata trafugata nel 1983.
- Convento dei Padri Agostiniani. L’impianto dell’ex convento degli Agostiniani è avvenuto tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII ed è costituito al centro dalla chiesa di San Bartolomeo, patrono di Geraci, dal convento a sinistra e dal chiostro. Il fabbricato risulta essere costituito da un piano terra e da un primo piano e si prolunga con un loggiato attiguo alla chiesa formato da sette arcate, delle quali due ancora aperte e cinque murate. A destra c’era l’Oratorio della confraternita “Centuripina”. Sul lato destro c’era il chiostro e una cisterna per la raccolta delle acque piovane. Era abitato dai frati trasferitosi dal convento di Sant’Onofrio sito nell’omonima contrada sotto il Bevaio della Ss.Trinità. Dal punto di vista urbanistico, l’ex convento conserva la sua antica struttura planimetrica e altimetrica e conserva ancora l’originaria distribuzione degli spazi interni (corridoi, celle, vani scala etc.).
Patrimonio Naturalistico
- Salto del Ventimiglia, punto panoramico da passerella vetro/acciaio Poco oltre la chiesa San Giuliano, in corrispondenza del vicolo Mendolilla, si apre un affaccio panoramico sulla vallata orientale dell’abitato, il cui vasto orizzonte giunge fino alle falde dell’Etna. Il belvedere è stato realizzato nel luogo che, secondo la trazione storiografica basata sugli scritti del cronista Michele da Piazza e dello storico Tommaso Fazello, fu teatro della morte di Francesco I Ventimiglia; da qui infatti nel 1337 il conte di Geraci, inseguito dalle truppe regie di Pietro II d’Aragona, si sarebbe lanciato con il cavallo precipitando nel profondissimo dirupo sottostante. Una passerella in acciaio e vetro aggettante di circa tre metri dal filo della parete permette di rivivere metaforicamente il salto nel vuoto del Ventimiglia.
- Addobbo dei vicoli e delle case, sentieri urbani (Vicolo Fiorito – Via San Salvatore). Trattasi di un percorso floreale che si snoda tra le vie, cortili e piazze del centro storico di Geraci Siculo. Il percorso è composto da postazioni floreali ubicate in via Palme, Largo Aquila, via San Salvatore, via Usignolo, Piazza Municipio, via Conte, Cortile Santa Caterina, Largo Angelmaro, Piazza Sant’Antonino e Via Malevetta.
- Punti osservazione birdwatching, al fine di poter osservare e studiare gli uccelli in natura durante tutto l’arco dell’anno. Uno è ubicato in prossimità del lago artificiale “Fiducia” e l’altro in un’altura di Località “Pietra Giordano”.
- Presenza di tre aree attrezzate in località Pietro Giordano e Località Sugheri.
- Itinerario agrifoglio scolpito in località Montagna.
Patrimonio Immateriale
- Giostra dei Ventimiglia. Si tratta di una manifestazione storico-rievocativa che si svolge ogni anno nella prima settimana di agosto. Fa parte di un progetto turistico e culturale denominato “Progetto Contea dei Ventimiglia”. Il progetto si riferisce ad una serie di iniziative culturali, sociali ed economiche finalizzate alla promozione e al recupero della memoria storica di tutti i Comuni (39) che fecero parte dell’ex Contea, vero Stato nello Stato del Regnum Siciliae. La manifestazione prevede sfilate in costumi d’epoca del XIV secolo, giochi cavallereschi, esibizioni di falchi in simulazione di caccia, cucina medievale, musica e rappresentazioni medievali, esibizioni di cavalli d’alta scuola, incontri culturali, riproposizione della moneta ventimigliana.
- San Bartolomeo. Il 24 agosto di ogni anno si festeggia il Patrono di Geraci, San Bartolomeo. Il 23 mattina, vigilia di festa, il clero con la Statua di San Giacomo, Confraternita, fedeli e banda musicale, dalla Chiesa Madre si recano nella Chiesa San Bartolomeo alla periferia del paese, la cui statua è già addobbata. I Santi vengono riportati nella chiesa madre. Il dì della festa, dopo la solenne celebrazione eucaristica, alla presenza di autorità civili e militari, la banda musicale intrattiene il popolo in piazza del popolo con marcette allegre. Nel tardo pomeriggio inizia la solenne processione. I Santi (primo San Bartolo e poi San Giacomo) portati a spalla dai giovani fedeli girano per le vie del paese. Alla fine, i Santi, vengono posti uno accanto all’altro separati dalla navata centrale nella chiesa madre. Lì resteranno sino al 24 settembre, festa del Ringraziamento. Questa volta sempre in processione sarà San Bartolo ad accompagnare san Giacomo nella sua Chiesa al Castello, mentre il Santo con il coltello in mano, segno del suo martirio, torna nella sua Chiesa alla periferia del paese. La festa si conclude con il tradizionale sparo di mortaretti e spettacolo musicale.
- Festa del Santissimo Crocifisso (3 maggio). Quella del Santissimo Crocifisso è sicuramente la tradizione più sentita da tutti i geracesi. La devozione popolare per il Santissimo Crocifisso ha radici molto profonde nei cuori di ogni persona che è nata a Geraci. Per tradizione tale ricorrenza si celebra il 3 maggio di ogni anno. La Statua lignea del Santissimo Crocifisso conservata presso la Chiesa di Santa Maria la Porta viene portata in processione per le vie del borgo. La stessa è preceduta dai fedeli con in mano i ceri devozionali, dalle confraternite locali e da un gruppo di bambini che con una corona di spine sul capo e battendosi le spalle con una cordicella eseguono il percorso con il viso rivolto verso il Cristo, camminando quindi all’indietro e gridando a gran voce “Pani e paradisu, pietà, misericordia, Signuri!”.
- Festa della transumanza dei pastori (terzo fine settimana di maggio). Questa manifestazione è legata alla tradizionale usanza della transumanza delle mandrie e degli armenti. Ancora oggi, infatti, gli animali si spostano dai pascoli a più bassa quota a quelli dell’alta montagna madonita. La valorizzazione in chiave turistica di tale esercizio legato alla tradizione dei pastori e arricchito da numerose attività culturali e ricreative, rappresenta un’occasione per promuovere i prodotti locali e gli ambienti naturali del Parco delle Madonie. La manifestazione è realizzata dal Comune di Geraci Siculo in collaborazione con la comunità dei pastori di Geraci e le associazioni locali. L’obiettivo è quello di sostenere la sopravvivenza di una delle più antiche pratiche dell’attività pastorale, trasformandola in attrattiva turistica.
- “A carvaccata di vistiamara” – La Cavalcata dei Pastori in onore del Santissimo Sacramento, la terza domenica di luglio, si festeggia solitamente ogni sette anni. La festa consiste in una sfilata a cavallo dei rappresentanti delle storiche famiglie dei pastori di Geraci. La sfilata è preceduta da un araldo trombettiere con stendardo. I pastori delle famiglie geracesi sfilano, montando su cavalli riccamente bardati. Per prima sfilano i ragazzi, poi i più giovani, a seguire gli uomini maturi, e infine i più anziani e il “cassiere”. Il costume tradizionale dei pastori protagonisti del corteo prevede scarpe di pelo, gambiere di orbace abbottonate dietro e alte oltre il polpaccio, pantaloni di velluto nero sino al ginocchio, giacca di velluto corta e stretta alla vita ed ornata di galloni neri di seta, copricapo a maglia di lana chiuso alle estremità e scendente sull’omero.
- Agnidduzzi e serafineddi. A Pasqua la creatività e l’abilità delle donne geracesi viene pienamente espressa nei dolci tipici del periodo: gli agnelli pasquali. Nonostante il nome, sembrerebbe che dell’agnello non hanno proprio nulla questi deliziosi biscotti, buoni da mangiare ma ancor più belli da vedere. Si tratta di biscotti di frolla a forma di colombine stilizzate, ricoperti da una glassa bianca fatta con l’albume dell’uovo e lo zucchero a velo. La glassa, chiamata in gergo “bianchetto”, viene decorata a mano con fiorellini e ricami realizzati con coloranti per alimenti. Sono delle piccole opere d’arte disegnate dalle donne geracesi, che utilizzano per dipingere degli stecchini per raggiungere la precisione e la delicatezza del disegno. Secondo alcune fonti, la denominazione “agnelli” deriva dalla forma di un agnello sacrificale, legato per le zampe posteriori e anteriori. Quindi, se apparentemente sembra una colomba, in realtà rappresenterebbe un agnello sacrificale. I fiori ricamati sul biscotto invece fanno pensare alla pasqua e rappresentano il simbolo della primavera. I serafineddri sono un dolce natalizio consistente in un biscotto ripieno di miele mandorle o noci la cui forma rimanda alle ali dei serafini.